Dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente (476 d.C.) l’Italia è percorsa da popolazioni barbare che inizialmente saccheggiano, depredano, distruggono e uccidono, per poi insediarsi e cercar di ricucire lo strappo con le popolazioni locali. Le guerre greco-gotiche, combattute fra il 533 e il 553 dai Bizantini contro i Goti per volere dell’imperatore Giustiniano intenzionato a riunire l’impero romano sotto l’egida di Costantinopoli, piegano nuovamente l’Italia che si presenta perciò impotente all’invasione e all’insediamento dei Longobardi. I Bizantini conservano vasti possedimenti, fra i quali l’Esarcato di Ravenna e la Puglia, che saranno fortemente grecizzati per impedire ulteriori espansioni degli invasori. Provincia a tutti gli effetti dell’Impero Bizantino, ancora oggi la Puglia reca indelebili le tracce che questa dominazione ha lasciate: nelle numerose cripte, nelle chiesette sfuggite all’usura del tempo e soprattutto nel griko, l’idioma sorprendentemente affine al greco moderno che ancora si parla nella sacca geografica denominata Grecìa Salentina. Nel corso del VII e dell’VIII secolo l’intraprendenza di grandi imperatori come Eraclio e Leone III l’Isaurico, se da un lato causò un rafforzamento delle “province italiane” dall’altro fu all’origine di migrazioni che portarono in Italia, in particolare in Puglia e Calabria, molti monaci in fuga dall’iconoclastia. Il dominio greco raggiunse l’apice nel corso del IX-X secolo, il periodo d’oro di Bisanzio: furono fondati nuovi monasteri di rito basiliano, rifiorirono le arti e migliorò anche l’amministrazione della cosa pubblica. Nel frattempo la situazione nel resto d’Italia era di nuovo mutata e i papi di Roma, non tollerando la presenza dell’eresia del rito greco sul territorio nazionale, inviarono i Normanni con la promessa di riconoscerli signori delle terre sottratte ai Bizantini. Vinte le resistenze, nel 1071 i Normanni presero possesso dell’Italia meridionale, conservando però la brillante cultura dei vinti. Che sarebbe sopravvissuta, ricevendo linfa vitale dai profughi della caduta di Costantinopoli (1453).